In questo episodio scopriamo le vie di fuga attraverso cui il calore fuoriesce naturalmente dall’involucro edilizio, così da capire dove intervenire per aumentarne l’efficienza.
Come abbiamo visto nell’episodio precedente la coppia di valori T e V ci indica quanto disperde la tua abitazione, ovvero quanto calore butti via.
Valori alti di questi due termini stanno a significare che l’abbigliamento di casa tua è piuttosto leggerino, per cui dovrai darci sotto con l’impianto di riscaldamento se non vuoi sentir freddo!
Ma scendiamo più nel dettaglio e vediamo di capire cosa stanno a rappresentare esattamente queste due lettere.
Una questione di fisica
T è il calore che perdi per trasmissione attraverso i materiali che costituiscono pareti, solai, coperture e finestre.
Questo avviene poiché il calore passa naturalmente, per conduzione, da un corpo a temperatura più alta, l’ambiente interno, ad un corpo a temperatura più bassa, l’aria esterna.
Questo passaggio avviene attraverso il confine tra i due “corpi”, l’involucro edilizio nel caso degli edifici.
Nell’immagine sottostante puoi vedere come il calore migra dal lato caldo, ambiente interno a 20°C, a quello freddo, l’ambiente esterno a -4°C, attraverso una tradizionale parete omogenea in mattoni.
Come puoi vedere dalla legenda, nel passaggio da colori caldi a colori via via più freddi, la parete, calda sul lato interno, si raffredda gradualmente, disperdendo per trasmissione il calore verso l’esterno.
Il parametro fisico che si usa per quantificare quanto un componente dell’edificio, opaco o trasparente, disperde calore per trasmissione è la trasmittanza termica, indicata con la lettera U.
La trasmittanza ti dice quanto calore se ne va attraverso una superficie di un metro quadrato, ad esempio della parete di casa tua, quando la differenza di temperatura fra il lato interno e quello esterno è di un grado.
Prendendo in considerazione le aree di tutti i componenti dell’involucro, le loro trasmittanze, e la differenza di temperatura tra interno, 20°C, ed esterno, propria della località in esame, si fà un calcolo esteso a tutta la stagione di riscaldamento, il cui risultato è T.
Occhio agli spifferi!
Il secondo fattore che contribuisce allo spreco di calore è V, ovvero le perdite di calore per ventilazione.
Tornando alla nostra metafora sull’abbigliamento, immaginiamo che sia una mattina di metà gennaio e che fuori il termometro sia sotto zero.
Ti fai violenza per uscire dal caldo del letto e dopo aver sbrigato la tua routine mattutina arriva il momento di uscire.
Ti hanno insegnato a vestirti a strati quando fà freddo e tu esegui.
Ma poi decidi che vuoi essere particolarmente figo e per ultimo, invece della cara vecchia giacca a vento, ti metti quel bel cappottino di lana all’ultima moda.
A quel punto esci e alla prima folata di aria gelida ti maledici. Che cosa è successo?
E’ successo che il tuo abbigliamento è ottimo da un punto di vista della resistenza termica ma pessimo da un punto di vista della tenuta al vento.
Ti manca quello strato di tessuto esterno che ti ripara dall’aria, per cui anche se sei vestito parecchio pesante senti un freddo cane!
Per gli edifici accade un po’ la stessa cosa: non è sufficiente che la tua casa sia ottimamente isolata, devi stare attento anche ai cosiddetti spifferi d’aria!!
Questi spifferi, in gergo tecnico, sono definiti tenuta al vento e tenuta all’aria dell’edificio.
Per tenuta al vento si intende la capacità dell’involucro edilizio di impedire all’aria esterna fredda, il vento per l’appunto, di infiltrarsi, abbassando la temperatura dell’aria interna.
Al contrario si parla di tenuta all’aria riguardo la capacità dell’involucro edilizio di impedire all’aria interna calda di disperdersi all’esterno.
Le vie di accesso preferenziali attraverso le quali queste infiltrazioni di aria fredda e fughe di aria calda avvengono sono tipicamente:
- finestre non esattamente ermetiche (ricordi i vecchi infissi in legno della nonna??);
- cassonetti delle tapparelle avvolgibili (scommetto che hai sentito fischiare per il vento quelli di casa tua più di una volta!);
- prese dell’impianto elettrico (provare per credere, metti la mano davanti ad una presa situata su una parete esterna in una giornata ventosa);
- canne fumarie e sfiati vari;
- nelle costruzioni a secco, come quelle in legno, le giunture tra i vari elementi che compongono l’involucro.
Negli edifici ad alta efficienza energetica è fondamentale eseguire, ad interventi effettuati, una misurazione, il blower door test, che certifichi l’effettiva bontà della tenuta al vento e all’aria dell’edificio.
Cambiamo aria che è diventata pesante!
Tutti noi, chi più chi meno, apriamo le finestre di tanto in tanto perché l’aria all’interno si è fatta pesante.
Ti garantisco anzi che dovremmo farlo molto di più, ma questo sarà argomento di un post dedicato.
A questo punto ti chiederai: perché poco fà mi hai detto che fughe d’aria significano perdite di calore e adesso mi dici che devo aprire le finestre anche in inverno?
Perché l’aria viziata è opportuno ricambiarla non facendola passare, con tutto il suo carico di umidità, attraverso i materiali da costruzione, ai quali può creare col tempo grossi problemi!
Pertanto sul termine V, oltre agli spifferi, pesa anche il calore che dovresti letteralmente buttar via per ricambiare l’aria interna.
Perché ovviamente durante la stagione di riscaldamento la temperatura dell’aria esterna che fai entrare è inferiore a quella interna, spesso in maniera significativa.
Riassumendo, le perdite di calore per ventilazione, V, sono determinate dalla tenuta al vento e all’aria dell’involucro edilizio e dal volume di aria di ricambio che dovresti introdurre all’interno.
Ok, a questo punto ti ho spiegato per quali vie un’edificio disperde calore, nel prossimo post andremo ad esaminare i fattori che compensano, dandoti un aiutino durante la stagione invernale.